lunedì 28 gennaio 2008

A ognuno il suo

Non sarei corretto se non parlassi anche dei miei animali. Prendiamone uno a caso. Laila. Con me da 7 anni ormai, è un cane particolare: in tutto il tempo che abbiamo vissuto insieme ha tentato di mettersi nei guai circa un fantastilione di volte. E sempre in modi sorprendenti, mai banali. Senz’altro l’episodio più divertente risale all’agosto di 6 anni fa (2002). Ero in Austria a trovare gli zii montanari. Un posto sperduto nel bel mezzo del paradiso, una casetta deliziosa, il cui fiore all’occhiello è un giardino che lo zio cura con attenzioni maniacali e, devo dire, ricambiato appieno da piante rigogliose, libellule che danzano intorno al laghetto. Davvero uno splendore. Ma un giardino richiede attrezzi e nel nostro caso questi trovano riposo in due (!!) piccole rimesse di legno, collocate nella porzione a nord del giardino, quella dove gli alberi prevalgono sulle piante in fiore. Il terreno, siamo in montagna, non è pianeggiante e le due casette poggiano infatti su sei piedini in legno ciascuna, di lunghezze differenti, così da apparire come mini palafitte. Ma lo spazio tra casa e terreno è davvero limitato.
La giornata era splendida e mi stavo preparando ad affrontare la tavola imbandita di qualsiasi cibo inventato dall’uomo. Cose leggere, come la Rostenbraten o i Knödel.
Quando ci sedemmo per mangiare, mi resi conto che Laila mancava all’appello ormai da un po’, soprattutto in presenza invece di tanto cibo! Provai a chiamarla e ne ebbi in risposta un lamento lontano proveniente da un punto imprecisato del giardino. Ci alzammo tutti per soccorrere il cane in pericolo e la trovammo piangente, ben incastrata sotto una delle due rimesse per gli attrezzi. Probabilmente seguendo la traccia di qualche animale si era addentrata sotto la casetta e poi si era spinta verso una via d’uscita troppo angusta. Del povero dalmata spuntava solo il muso con gli occhi imploranti per un intervento soprannaturale. Fu necessaria una manovra decisamente poco veterinaria: scavare una buca sotto la rimessa per consentire a Laila di trarsi in salvo. Archiviato l’evento ci dedicammo al pranzo, Laila compresa.
Venne il tanto temuto momento del dolce (capace di mettere in ginocchio anche un professionista della tavola) e mi resi conto che Laila era nuovamente scomparsa. Ma questa volta nessun lamento seguì al mio richiamo. Tra il curioso e il preoccupato mi alzai faticosamente a cercarla. Mi diressi spedito alla rimessa: sicuro di conoscere il mio cane, ero convinto di trovarla di nuovo sul luogo del misfatto. Sbagliavo.
Eppure…con la trepidazione che accompagna il presentimento mi diressi a grandi passi verso l’altro capanno. E lì mi trovai di fronte al noto spettacolo. Questa volta però gli occhi di Laila non erano imploranti, piuttosto sembravano dire: “E’ piuttosto imbarazzante, se non ti dispiace tirami fuori di qui e lasciamoci questa storia alle spalle!”.

1 commento:

Fazart ha detto...

Ero certa di venire a leggere un bel blog ma la realtà supera le attese!
Leggerlo sarà un appuntamento quotidiano molto sentito e gradito.
Grazie di voler dividere con il popolo della rete i tuoi racconti di cui, noi popolo animalista, siamo affamati!! Ho già fatto girare l'indirizzo del blog un po' in giro...tra qualche mese vincerai il premio "top accessi"!!
Bacio...aspetto di leggere di Pedro con affettuosa trepidazione.