martedì 29 gennaio 2008

il miglior cane..

Pedro (qui in veste seria) è un…cane a parte. E io di cani me ne intendo! No no! Non c’entra nulla che si tratti del mio cane (beh si, un po' c'entra). Pedro è il miglior cane del mondo.
E lo si capisce da una serie di indizi incontrovertibili.
Immagino sappiate tutti che tutti i dalmata sanno ridere (qualcuno canta anche) e quindi non è certo questo che fa di Pedro il cane più simpatico del mondo. Lui non solo ride, ma fa anche ridere (cosa molto più difficile). Per esempio, la mattina si avvicina al letto, con fare circospetto, fingendo di essere un cane che passava lì per caso, ma in realtà studia con attenzione le mie reazioni, se per caso commetto l’errore di guardarlo e sorridere, il cane più bravo del mondo si teletrasporta (perché un salto sarebbe intercettabile e bloccabile) al mio fianco. Cercando, con successo di occupare il minor spazio possibile. Poi succede una cosa strana, tipo macchia d’olio Pedrino si “dilata” fino ad occupare praticamente l’intero letto e a quel punto assume l’espressione alla: “non è una goduria?”.
Le sue espressioni in effetti rasentano l’umano: quando viene colto sul misfatto ad esempio sarebbe da Oscar. Pedro (il cane più bravo del mondo) è uno scienziato sperimentale e secondo me sta cercando di trasfigurare le 3 dimensioni di un sacchetto della spazzatura nelle due dimensioni di una superficie, come il pavimento della cucina per esempio. I risultati sono sempre eccellenti, ma lui non è ancora soddisfatto a quanto pare e continua a provare provare e ancora provare. E ogni volta che torno a casa e lo trovo tranquillamente adagiato sulla cuccia, con faccia noncurante, circondato da plastica sminuzzata, alluminio, fondi di caffè e quant’altro, sembra quasi offeso e sconcertato dal fatto che attribuisca a lui la responsabilità!
Potrei raccontare di quando, scappato nel bosco, dopo una notte passata a cercarlo, quando ormai il freddo e la disperazione stavano avendo la meglio l’ho visto sbucare da una macchia tutto contento per avermi trovato casualmente lì, ma non rende giustizia comunque al fatto che Pedro è senza dubbio il cane migliore del mondo.

lunedì 28 gennaio 2008

A ognuno il suo

Non sarei corretto se non parlassi anche dei miei animali. Prendiamone uno a caso. Laila. Con me da 7 anni ormai, è un cane particolare: in tutto il tempo che abbiamo vissuto insieme ha tentato di mettersi nei guai circa un fantastilione di volte. E sempre in modi sorprendenti, mai banali. Senz’altro l’episodio più divertente risale all’agosto di 6 anni fa (2002). Ero in Austria a trovare gli zii montanari. Un posto sperduto nel bel mezzo del paradiso, una casetta deliziosa, il cui fiore all’occhiello è un giardino che lo zio cura con attenzioni maniacali e, devo dire, ricambiato appieno da piante rigogliose, libellule che danzano intorno al laghetto. Davvero uno splendore. Ma un giardino richiede attrezzi e nel nostro caso questi trovano riposo in due (!!) piccole rimesse di legno, collocate nella porzione a nord del giardino, quella dove gli alberi prevalgono sulle piante in fiore. Il terreno, siamo in montagna, non è pianeggiante e le due casette poggiano infatti su sei piedini in legno ciascuna, di lunghezze differenti, così da apparire come mini palafitte. Ma lo spazio tra casa e terreno è davvero limitato.
La giornata era splendida e mi stavo preparando ad affrontare la tavola imbandita di qualsiasi cibo inventato dall’uomo. Cose leggere, come la Rostenbraten o i Knödel.
Quando ci sedemmo per mangiare, mi resi conto che Laila mancava all’appello ormai da un po’, soprattutto in presenza invece di tanto cibo! Provai a chiamarla e ne ebbi in risposta un lamento lontano proveniente da un punto imprecisato del giardino. Ci alzammo tutti per soccorrere il cane in pericolo e la trovammo piangente, ben incastrata sotto una delle due rimesse per gli attrezzi. Probabilmente seguendo la traccia di qualche animale si era addentrata sotto la casetta e poi si era spinta verso una via d’uscita troppo angusta. Del povero dalmata spuntava solo il muso con gli occhi imploranti per un intervento soprannaturale. Fu necessaria una manovra decisamente poco veterinaria: scavare una buca sotto la rimessa per consentire a Laila di trarsi in salvo. Archiviato l’evento ci dedicammo al pranzo, Laila compresa.
Venne il tanto temuto momento del dolce (capace di mettere in ginocchio anche un professionista della tavola) e mi resi conto che Laila era nuovamente scomparsa. Ma questa volta nessun lamento seguì al mio richiamo. Tra il curioso e il preoccupato mi alzai faticosamente a cercarla. Mi diressi spedito alla rimessa: sicuro di conoscere il mio cane, ero convinto di trovarla di nuovo sul luogo del misfatto. Sbagliavo.
Eppure…con la trepidazione che accompagna il presentimento mi diressi a grandi passi verso l’altro capanno. E lì mi trovai di fronte al noto spettacolo. Questa volta però gli occhi di Laila non erano imploranti, piuttosto sembravano dire: “E’ piuttosto imbarazzante, se non ti dispiace tirami fuori di qui e lasciamoci questa storia alle spalle!”.

domenica 27 gennaio 2008

93!

A volte non stupiscono solo gli animali. Ci sono persone che possiedono una scintilla di straordinario. E quando si ha la fortuna di conoscerle, bisogna conservare con cura il ricordo, tenerlo sempre a portata a di mano, che potrebbe servire.
Due giorni fa rispondo al telefono, una signora, dalla voce desumo anziana, mi chiede se posso visitare uno dei suoi gatti che all’improvviso non sta più bene. Fisso quindi un appuntamento con la signora per il pomeriggio e vengo riassorbito dalla routine. Puntuale, al primo appuntamento del pomeriggio, la signora si presenta con il gatto che, scopriamo, soffre di una grave insufficienza renale e si trova ancora ricoverato presso il mio ambulatorio. La signora, durante la visita, mi chiede se non potrei visitare anche l’altro suo gattino, ma a casa questa volta, perché proprio non riesce a catturarlo. Mi rendo disponibile per il giorno successivo. E così ieri, finite le visite del mattino, ho chiuso l’ambulatorio e sono andato a casa della signora. Il gatto era scappato e, nella vana attesa che rientrasse la padrona di casa mi ha fatto accomodare. Io che sono curioso di natura, dopo anni a contatto con gli animali credo di aver sviluppato dei comportamenti tipici di cani e gatti: esploro come posso ogni ambiente in cui mi trovo. E la casa della anziana signora profumava di grandi cose. Capii presto perché: raggiunto il salone, mi trovai di fronte un vecchio pianoforte a mezza coda. Talmente vecchio all’apparenza che chiesi alla signora da quanto tempo lo avesse. Beh l’età precisa non l’ho ottenuta, in compenso la signora, di 93 anni, come ha avuto a raccontarmi, mi ha confessato di essere stata una concertista e su mia insistenza ha suonato un pezzo “facile” che per me, sarebbe volentieri un punto d’arrivo. A quel punto, tra l’estasiato e il divertito per la personalità spumeggiante di questa signora, che vive da sola con i suoi gatti, suona il piano tutti i giorni e guida la macchina, le ho chiesto come se la cavasse nel traffico sempre crescente. La risposta? “Il traffico non è un problema. Il fatto è che lo scorso anno ho rottamato la mia 126 e ora guido una 600, ma sa dottore? È troppo scattosa!”

mercoledì 23 gennaio 2008

il cane...venduto

Pepe è, con buona approssimazione, il primo cliente che ho ereditato dal veterinario che mi ha preceduto in questo ambulatorio. È un cane meticcio di taglia media, agile e vispo.
Molto vispo.
Mi è oltremodocaro perché è anche uno dei pochi pazienti che sale volentieri sul tavolo visite. Ne è quasi entusiasta. Quando lo incontro per la strada, durante le sue passeggiate, è routine che faccia rischiare la vita alla proprietaria per lanciarsi a salutarmi. E maggiore è la distanza che ci separa, maggiore è l’enfasi con cui mi corre incontro. Mai creduto fosse merito dei biscottini che ho con me e che a lui dispenso con estrema soddisfazione.
Fu quindi con un certo disappunto che mi trovai un giorno ad incontrare Pepe e padrona lungo la strada che porta al mio ambulatorio, non accompagnato dalla scena a cui ero ormai abituato (e mia di diritto!!) di cane-trainante-signora. Il peloso traditore anzi, mi dedicò due o tre movimenti di coda poco convinti e alle mie carezze si scansò sdegnoso, facendo intuire alla proprietaria che preferiva proseguire nella passeggiata. Sfortuna volle, per di più, che non avessi una scorta di biscotti con me. Ci scambiammo uno sguardo perplesso con la proprietaria e dopo un frettoloso saluto i due ripresero la via, mentre io rimasi ad elaborare teorie che giustificassero un tale comportamento. Decisi che Pepe aveva fiutato qualche cagnolina in amore e archiviai la questione.
Alcuni giorni dopo incontrai nuovamente Pepe e la scena si ripresentò nella sua sconcertante nuova versione. Estrassi allora, come estrema ratio, un biscotto dalla tasca. Pepe lo mandò giù senza entusiasmo e guardò la proprietaria speranzoso. Voleva andare via!!! A quel punto, forse mossa a compassione, con un sorriso non privo di malizia, mi rivelò: “Sa dottore, non ce l’ha con lei, è solo che più avanti il fornaio gli regala una castagnola!!”. Feci mente locale che in effetti eravamo a febbraio con il carnevale alle porte...mi strinsi nelle spalle, etichettai scherzosamente il mio cliente preferito come “traditore” e con la morte nel cuore rientrai in ambulatorio.
Passò un po’ di tempo e arrivò la primavera. In uno dei primi giorni finalmente tiepidi dell’anno, scorsi da lontano un cane che correva su due zampe, trattenuto dal guinzaglio di una signora decisamente in difficoltà. Era Pepe che si produceva in una scena da film, pur di raggiungermi. Fui ben felice di riappropriarmi di tutte quelle feste e premiai Pepe con carezze a mai finire e un paio di biscotti che il cane sembrò gradire non poco. La proprietaria strizzandomi l’occhio disse: “beh, dottore, carnevale è finito e il fornaio le castagnole non le fa più!”. Io mi godevo il ritorno del figliol prodigo e fui attraversato da un lampo di egoismo quando, con tono serio e posato, per il suo bene, proibii i dolci a Pepe da allora in avanti. Del resto lui non smise di scodinzolare festoso…

martedì 22 gennaio 2008

JJ Vs Rocco

L’ultimo forse, in ordine cronologico, e quindi il più vicino alla memoria, tra i miei supereroi preferiti è Jean Jacques, orgogliosamente gatto persiano. Dopo 4 giorni e 3 notti trascorsi ininterrottamente insieme per un coma diabetico ha piano piano iniziato a riprendersi, tanto che dopo 10 giorni dal suo ricovero è stato possibile mandarlo a casa. Dopo un primo periodo di controlli assidui a domicilio, ho iniziato ad allentare un po’ la “presa” sulla malattia. È stato quindi con una certa apprensione che ho risposto alla telefonata della sua proprietaria, dopo almeno sette giorni dal nostro ultimo contatto precendente; più o meno è andata così:

IO … Pronto?
LEI Si, sono la proprietaria di Jean Jacques (pausa drammaticamente lunga…tipo 2 secondi) volevo solo riferire che sono alla finestra e guardo il mio gatto che scopa in giardino…”.
IO (pensato)…il mio dovere qui è finito!