giovedì 1 maggio 2008

ricordi...d'inferno

A volte le circostanze ci costringono ad avere un rapporto conflittuale con i nostri compagni quadrupedi. Si perché non è mica detto che il cane sia sempre il migliore amico…o comunque anche i migliori amici possono dimostrarsi delle vere carogne. E tanto più siamo indifesi, tanto è più vera questa affermazione.
Prendete i bambini: ce ne sono alcuni che sviluppano con il cane di casa un rapporto di reciproca soddisfazione. Mia figlia, per esempio, quando iniziò a mangiare, smise di essere per i miei cani la sirena impazzita che può accendersi senza preavviso e divenne, piuttosto, un distributore ambulante di cibo. Dapprima inconsapevolmente, un semplice seminacibo passivo: durante la pappa, bastava un paziente assedio al seggiolone per avere la certezza di raccogliere qualcosa. Poi Julia ha compreso che, per far partecipare Laila e Pedro agli estenuanti tea danzanti di bambole e peluche, è sufficiente tirare fuori un pezzo di pane e centellinarlo sapientemente per tutta la durata del gioco. Oggi direi che l’equilibrio non pende a favore di nessuno: i due cani senza fondo hanno la garanzia dello spuntino pomeridiano e Jules si è assicurata due instancabili compagni di gioco che rimarranno nei suoi ricordi.

Ma ci sono bambini o ex tali che non conservano degli animali della propria infanzia un ricordo perfettamente felice. “Quel piccolo bastardo” è l’epitaffio più ricorrente sulle lapidi mentali dei miei clienti che ripensano al passato. Chi è stato abbandonato nel bel mezzo di una rissa, chi si è visto preferire un osso. Quello che mi diverte di più è il “cane bullo”.
Immaginate un omone di cinquant’anni e cento chili. Lo conosco da anni ed ho in cura da sempre il suo Jack Russell. Ma durante le visite in ambulatorio finiamo ormai sempre col parlare di Vasco, il primo cane di cui l’omone abbia memoria. “Dottore, lei non sa quello che ho patito per colpa di quel beeeeeeeeeeeeep beep beeeeeeep di uno spinone. Da piccolo avevo un appetito robusto (maddai?!) e quindi i miei erano attenti a razionarmi il cibo. La merenda del pomeriggio era sempre un panino con la salsiccia cruda (un razionamento crudele direi!)...sa, s’era gente umile di campagna (invidia invidia invidia: il panino con la salsiccia crudaaaaa). Estate o inverno che fosse il panino mi veniva consegnato sulla soglia di casa e mi era fatto divieto rientrare in casa finché non l’avessi finito, per non “sbriciolare” sul pavimento. Il fatto è che Vasco imparò presto questa routine e mi aspettava paziente fuori casa. Appena mia madre spariva, lui arrivava scodinzolante, senza che neppure capissi come staccava di netto mezzo panino e se ne andava lasciandomi come un ebete a fissare quel mozzicone di merenda che mi restava. Provai a dirlo a mia madre qualche volta e ne ho ricevuto sempre la stessa risposta: - un po’ di dieta non ti fa certo male! - … Dottore non mi giudichi: io quel cane lo odiavo!”.
…E io non giudico ma, per come quell’uomo grande e grosso parla di Vasco, neppure ci credo.

1 commento:

Zima ha detto...

Ma povero Vasco, che cane buono doveva essere! Io il panino me lo sarei sgraffignato tutto... yum!
Voi umani fate un mucchio di storie, ma non è colpa nostra se siete sempre a sgranocchiare cibo e lo tirate fuori all'improvviso nei momenti più impensati, scatenandoci l'istinto predatorio.
Sei lì che cammini per il centro con la tua umana, annoiandoti a morte, e zac...ecco che qualcuno fa comparire dal nulla un bellissimo sandwich al prosciutto, giusto a portata di salto. Come resistere?
E che bisogno ci sarà di arrabbiarsi tanto? Sgrunt...