lunedì 4 febbraio 2008

Ci vuole stomaco!!



Di questa storia parlo con una punta di amarezza, un po' perché mi riporta ai convulsi giorni prima della laurea (nostalgiaaaa), un po' perché il protagonista, poco dopo gli eventi che vi racconterò, se n'è andato a causa di un incontro automobilistico troppo ravvicinato.
Il nostro eroe è Tetsuya, gatto nero con il petto bianco, a pelo lunghissimo, muso appuntito. Occhi verdi. Bellissimo. Un gatto quasi privo del senso della sazietà.
Abitavamo all'epoca, al pian terreno di una bifamiliare. la cucina aveva una strettissima finestrella, quasi su misura per un gatto. E Tetsuya la usava volentieri per autoinvitarsi, soprattutto durante le sessioni culinarie di mia madre. Quello che davvero piaceva al diabolico felino era sgraffignare il cibo e poi indugiare sul luogo del delitto con aria innocente, segretamente compiaciuto delle proprie prodezze di ladro. Sono due gli eventi emblematici a riguardo, tra l'altro molto vicini nel tempo.
Eravamo a pochi giorni dal mio ultimo esame (giugno del 1999) e quindi io ero barricato in casa a studiare quando, con la coda dell'occhio, vidi un polpo che passeggiava sul nero pavimento del corridio. Per quanto sia vero che il caldo e la tensione giocano brutti scherzi, un polpo a spasso per casa non rappresenta un'allucinazione plausibile. Mi alzai di corsa intuendo cosa stesse accadendo e colsi Tetsuya in flagranza di reato: il nero gattone aveva rubato dal lavandino della cucina un polpo che mia madre aveva appena lavato e ora cercava un luogo tranquillo dove far sparire la preda...nel proprio stomaco. il polpo fu invece recuperato dal sottoscritto e, a patto di collegare questo evento con il successivo, se ne desume che Tetsuya imparò la lezione, mia madre e io no! trascorsero infatti pochi giorni e, ciabattando per le stanze della casa recitando ad alta voce tutte le malattie infettive del cavallo, notai una larga macchia nera su uno dei divani. Una macchia non inconsueta visto che Tetsuya veniva quasi quotidianamente a proteggersi dalla calura estiva in casa nostra, ma questa volta era insolitamente immobile; mi avvicinai per osservare meglio il felino e mi sorprese l'assoluta apatia con cui questi si fece toccare, spostare persino! Qualcosa non andava e , essendo ormai prossimo alla laurea, elaborai mentalmente una apocalittica lista di diagnosi differenziali. Tetsuya nel frattempo mi guardava implorante aiuto. Provai a testare il suo appetito con una fetta di prosciutto cotto (si! e lo rifarei!!) e mi vidi respingere l'offerta con espressione quasi disgustata. Inutile di re che mi sentii morire: se Tetsuya rifiutava il cibo doveva essere successo qualcosa di grave. Ero ancora lì che cercavo di capirci qualcosa, quando rientrò mia madre la quale, appena entrata in cucina chiese: "che fine ha fatto il carpaccio di manzo che avevo messo a scongelare? era quasi mezzo chilo!".


Mi sarebbe piaciuto finire qui il racconto ma ci sono ancora un paio di cose da dire: quella è stata l'ultima volta che vidi Tetsuya vivo e, sebbene non fosse il "mio" gatto, non so dirvi quanto mi manchi ancora oggi e (questo è il ricordo che conservo più volentieri), dopo circa tre ore di "coma digestivo", il gatto si riprese e mangiò di buon grado il prosciutto cotto...

1 commento:

Fazart ha detto...

hai un modo di scrivere che ti rispecchia fedelmente. La storia è dolcissima e divertente , ma nello stesso tempo malinconica. Le emozioni ti arrivano dirette e le condiviamo con te, almeno a me funziona così!!