Che i gatti siano dotati di superpoteri è indubbio. C’è chi dice vedano cose che noi non percepiamo, chi pretende una certa preveggenza e molto altro. Io sono incline a credere che il gatto possieda poteri magici, ma mai avrei creduto che tra questi rientrasse il dono dell’invisibilità, almeno non prima di conoscere “Io”.
Il gatto “Io” vive con il fratello “Tao” presso una deliziosa famiglia poco lontano dal mio ambulatorio. Per la stazza dei due felini, sono io a recarmi a casa loro piuttosto che smuovere la montagna verso di me. In una delle mie visite fui testimone dell’evento che ho battezzato: “La sparizione felina” (dovreste leggerlo con voce tuonante e spaventevole). Pioveva quando finii le visite del giorno ed iniziai il giro delle domiciliari, vista la vicinanza decisi di andare a piedi, ombrello munito. Entrai in casa e riposi il mio alleato contro la pioggia in un grande vaso accanto alla porta. Venni fatto accomodare in cucina dalla proprietaria: lì avrei visitato e vaccinato i due gatti. Tao si presentò impavido e curioso alla visita ed iniziai con lui, mentre marito e moglie cercavano Io. Finii l'esame clinico, iniettai il vaccino e spedii un serafico Tao verso la ciotola del cibo. I padroni di casa invece rientrarono nella stanza visibilmente preoccupati: da nessuna parte c’era traccia di Io. Ho dimenticato di dire che l’appartamento dei miei clienti è al secondo piano di un piccolo palazzo. Niente terrazze né balconi, finestre sempre chiuse…un bunker praticamente. L’unica spiegazione era che il micio fosse fuggito per le scale al mio arrivo. Improbabile, ma possibile.
Perlustrammo inutilmente tutto il palazzo e rientrammo infine sconfitti. Cercammo ancora, questa volta in modo sistematico, dentro casa. O V U N Q U E. Negli angoli più bui, sotto i mobili. Niente. Era come se in quella casa ci fosse sempre stato solo un gatto. I proprietari erano sconcertati, mentre io dissimulavo tranquillità, dicendo che “Io” sarebbe riapparso, appena “io” fossi sparito.

Indugiai ancora qualche minuto, ma alla fine mi arresi alla sparizione.
Non restava che prendere le mie cose ed andare a mettermi in attesa davanti al telefono. Raccolsi siringa usata, oto e fonendoscopio, chiusi la borsa e mi mossi verso la porta.
Quando ripresi l’ombrello dal grande vaso all’ingresso mi trovai “fissato” da due occhi enormi che brillavano attraverso il collo del portaombrelli. Immobile il gatto affrontava la propria sconfitta.
“Io!” esclamai tra le risate dei proprietari (tutti i presenti erano decisamente sollevati, io per primo). Il povero gatto rispose con un poco convinto “miao”. “Per tanta astuzia – proseguii – meriteresti clemenza”.
Ma lo vaccinai lo stesso..