giovedì 27 agosto 2009

Pruriti di stagione


Quel dannato cane mi stava facendo vedere i sorci verdi da quasi due mesi. Era stato presentato alla visita per un lieve eritema sulla ascelle e le cosce. Pois. Un bellissimo dalmata di due anni (ho già detto che ho un debole per i dalmata?). Maschietto, esuberante e simpaticissimo. La proprietaria dopo aver consultato altri due colleghi, si era rivolta a me su suggerimento di un amico, già mio cliente. Non mi era apparsa molto fiduciosa fin dal primo momento, ma si era detta disposta a far curare Pois fino in fondo per risolvere il problema, perché "non ce la faceva più a vedere il suo angioletto (testuali parole) ridotto a grattarsi come un forsennato ogni cinque minuti. Iniziai quindi ad escludere: parassiti, squilibri ormonali, malattie infettive banali e specifiche, malattie impossibili ed anche inesistenti, fino a stabilire che doveva trattarsi di allergia. Orrore! Le malattie su base allergica sono subdole come una spia di missione impossibile: riescono ad assumere le sembianze di qualsiasi morbo, rimanendo comodamente avvolte dall'anonimato. Nel frattempo l'eritema non se ne stava certo buono: dopo le orecchie aveva coinvolto lo sterno, tutta la pancia e ora il povero Pois iniziava ad essere riluttante a muoversi per dolorose ulcere ai piedi. Proprietaria mooolto innervosita. Iniziai l'approccio standard con terapia sintomatica e un costosissimo test sugli allergeni ambientali; maledissi il referto quando rientrò negativo. "Vede signora (cercando di convincere entrambi): un risultato negativo è comunque un passo in avanti verso la diagnosi! Abbiamo potuto escludere un grosso capitolo delle allergie ed ora possiamo dedicarci a quelle esclusivamente alimentari. Vedrà che è solo questione di tempo perché il suo "angioletto" torni in piena salute. Solo questione di tempo. Già. Perché io non sono un patito di dermatologia, ma quel poco che so si riassume nel seguente assioma: le malattie cutanee sono centomila, i sintomi si contano sulle dita di una mano, le indagini diagnostiche sono scarsamente conclusive e le terapie lunghe, laboriose (allergie? bene: il dosaggio di in antistaminico nel cane è da 8 a 20 volte più alto rispetto a quello dell'uomo) e spesso non definitive. Non a caso le malattie dermatologiche sono al primo posto nella top five delle ragioni per cui un proprietario cambia medico: per quanto paziente il cliente sia, spesso finisce con l'attribuire al veterinario le ragioni del fallimento. Quindi ero sulle spine. Ogni volta che facevo tornare pois al controllo tremavo e il dialogo si apriva SEMPRE, con questa frase: "dottore e un si va punto bene: io CONTINUO a seguire le sue indicazioni e il cane (non più angioletto) non fa che grattarsi e peggiorare" (leggere con tono tra il contrariato, l'accusatorio e il polemico). A distanza di un mese dalla sua prima visita, non avevamo ancora cavato un ragno dal buco. Passai alla dieta ad esclusione: se l'allergene è contenuto nell'alimento, si fornisce un'alimentazione inusuale, per vedere se la situazione si risolve. Chiesi prima se Pois fosse solito mangiare cibi strani o poco raccomandabili e poi iniziai a recitare la filippica: "mi raccomando signora, le prescrivo una dieta con due alimenti e basta: cervo e patate, mi raccomando che il cane, per le prossime settimane non mangi altro che questo. Nemmeno una briciola di pane extra, altrimenti vanificheremmo la prova". "Dottore (un po' più forzato del solito), le garantisco che il mio cane sta più a cuore a me che a lei; come ha visto sono disposta ad andare fino in fondo nonostante i costanti falliamenti (e tre frustate sarebbero state meglio)". Ci demmo appuntamento dopo due settimane e trascorsi il tempo a ripetermi che non poteva non andare bene: le avevo provate TUTTE e la dieta era l'arma definitiva, avrei fatto un figurone e vinto per sempre la sfiducia della scontrosa signora. Aaah si!

Driiiiiin! (oh no!) "dottore sono la proprietaria del dalmata con la presunta allergia. Bisogna ci vediamo qualche giorno prima perché qui la cosa va sempre peggio". Mi irrigidii, ma con tono molto professional da chi questa cosa proprio se l'aspettava, fissai un incontro per il pomeriggio dello stesso giorno. Pois sembrava un lebbroso: piaghe infette a profusione, sguardo triste, non una festina. La proprietaria era furibonda: "dottore io proprio non capisco: a sentir lei questa doveva essere la soluzione definitiva e invece non facciamo che andare peggio. Mi avevano tanto parlato bene di lei, ma inizio a credere che forse lei non sia in grado di gestire questa malattia!". Cercai di farle capire che le malattie dermatologiche hanno un approccio lungo e difficile e che non bisogna demoralizzarsi. Fiato sprecato: la pazienza della mia cliente era rimasta a casa quel giorno. Cercai di vuotare la mente e ricominciai daccapo; forse tirai troppo la corda quando chiesi nuovamente: "lei è ASSOLUTAMENTE sicura di non aver dato nulla a Pois al di fuori della dieta che le ho prescritto?". "Senta dottore, cercare in me le ragioni del suo fallimento non risolverà il problema. Vorrà dire che dovremo cercare un dermatologo più competente". Ecco fatto. Ormai eravamo al punto di non ritorno. Avrei potuto cercare in tutti i modi di convincerla ma sapevo che non sarebbe servito a nulla. Feci scendere Pois dal tavolo e le dissi che ovviamente era libera di scegliere di cambiare medico. Mentre lo dicevo il dalmata ebbe un conato di vomito e proiettò sul pavimento della sala visite tre belle noci intere. Non ci potevo credere!! Dentro di me qualcosa iniziò a ballare allegramente. Incrociai lo sguardo della proprietaria che intuì la mia ritrovata supremazia e provò a dirmi: "...ma le noci non sono mica cibo!". Usai tutta la pazienza del mondo per spiegare che si invece, le noci sono considerate cibo dai più e potevano essere le responsabili di tutti i nostri fallimenti e mentalmente incrociai le dita: se mi fossi sbagliato questa volta, la mia reputazione sarebbe finita definitivamente alle ortiche. Rincuorai la cliente che iniziava a colpevolizzarsi (ahh! Chi è l'incapace ora?) e la rispedii a casa con antibiotici e divieto assoluto per le noci. A due settimane di distanza Pois scodinzolava di nuovo, camminava molto meglio e persisteva solo un lieve eritema diffuso. Dopo un mese non lamentava più alcun sintomo di allergia. E Pois è ancora mio paziente!

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